giovedì 14 marzo 2013

Del perché di Mamma ce n'è una sola

Guardare "La madre" durante un procedimento di adozione è come guardarsi un porno con James Deen durante un appuntamento galante.
Scatta subito come un senso di inadeguatezza.
A parte questo, su una scala Vincenzo Natali da zero a dieci, il film totalizza un bel nove.
Scrittura decente, attori decenti, momenti "buuu" discreti, un piano sequenza a camera fissa davvero memorabile, effetti digitali sopportabili e mai troppo insistenti.
Però.
Più, ehm, "citazioni" che in un albo di Dylan Dog, da "La casa" ad "Halloween", a "Nightmare" a "The Grudge" addirittura a " La sposa cadavere" e "Dark Shadows" di Tim Burton.
Personaggi che inanellano un po' troppe cazzate rispetto al contesto, che se hai una mamma fantasma che ti rincorre con le pattine e la sciarpa in ogni dove, come ti viene in mente di andare in un manicomio criminale diroccato in piena notte! Ma sarai pirla! (E qui, lo fanno in due).
E un arco narrativo che parte in modo piuttosto efficace, per svaccare sempre più man mano che ci si avvicina alla resa dei conti.
Siamo un po' dalle parti di "Splice", per dire. Un ottimo spunto, un tantino sprecatino. Si può vedere, ma lasciando ogni aspettativa a casa. Dalla mamma.

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