giovedì 30 giugno 2011

Mi ricordo "La capra"

Era sola in un prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.


In questa breve poesia Saba esprime in modo oggettivo, cioè senza erompere in lamenti e gridi suscitati da dolorose vicende private, la propria pessimistica concezione della vita, che ricorda sia il pessimismo cosmico leopardiano sia il montaliano "male di vivere".
Lo spunto alla meditazione sul dolore e sul male è infatti offerto da una capra solitaria, colta in un momento di disagio ("sazia" sì, ma "legata" e "bagnata dalla pioggia"), alla quale il poeta si sente vicino perché accomunato ad essa, come a tutti gli altri esseri viventi, da un'identica ed eterna legge di dolore. Perciò la risposta del poeta (dapprima scherzosa) a "quell'uguale belato" non sembra più ridicola o buffa (come al primo verso), ma profondamente seria e partecipe.
Nella strofa finale, dopo il progressivo allargamento d'orizzonte dall'animale all'umano, la dimensione del dolore si estende all'universale. E l'anafora finale lega in modo indissolubile i due termini "male " "vita", con una considerazione che può dirsi ancor più pessimistica di quella espressa da Leopardi nel Canto notturno: "a me la vita è male" (v. 104).

Analizziamo ora, in dettaglio, la lirica.
v. 1 "Ho parlato a una capra": inizio forzato ed insieme naturalissimo. In effetti parlare a una capra è un'azione a dir poco insolita; eppure la semplicità e l'immediatezza dell'enunciato fa sembrare il fatto del tutto ovvio. Per questo il lettore è, insieme, attratto e incuriosito, sorpreso e divertito.
v. 5 "uguale": sempre uguale a se stesso, cioè uniforme e monotono;"fraterno": simile, affine.
v. 7 "celia": scherzo.
vv. 7-8 "il dolore... non varia": il dolore è uguale per tutte le creature (è indubbiamente l'affermazione centrale della poesia.
v. 9 "sentiva": sentivo (come al v. 12).
v. 11 "viso semita": il muso della capra, incorniciato dalla barbetta, ricorda al poeta i tratti tipici di un volto ebraico. La critica ritiene che qui Saba alluda alla condizione di sofferenza e persecuzione degli ebrei; ma il poeta ha negato questa allusione, sostenendo che si tratta di "un verso prevalentemente visivo... Un colpo di pollice impresso nella creta per modellare una figura".
v. 12 "querelarsi": lamentarsi.
vv. 12-13 "ogni... vita": la ripresa anaforica serve ad accomunare i termini "male" e "vita" (nel senso di "essere vivente"), sottolineando la sconsolata visione dell'esistenza espressa dal poeta.

(Special thanks per il commento a Giuseppe Cirigliano. O chi per lui.)

mercoledì 29 giugno 2011

American Single


Mick Portnoy è uscito dal gruppo, ma i Dream Theater continuano a darci dentro con il loro metal intessuto di venature progressive. Il nuovo singolo si chiama On The Backs of Angels, suona piuttosto bene ed è già sul tubo.

Mi ricordo il Paninone


Stava in via Cesare Correnti ventitré. A cinque minuti da casa dei miei.
La lista dei panini era lunga così. C'erano il paninone Classico, il Cosacco, il Marinaro, il Calabrese e un sacco di altre varianti che col tempo ho dimenticato. Anche perché la ricetta era sempre la stessa. 35 cm di mollica gnucchissima con dentro due fettine da 1 mm di prosciutto e due fettine da 1 mm di fontal marca boh. Lo volevi Marinaro? Aggiunta: due acciughe sott'olio. Lo volevi Cosacco? Spruzzatina di vodka scadente. Lo volevi calabrese? Due pezzetti di melanzana grigliata e via. L'eventuale strollata di olio piccante era un gentile omaggio del management, ma a guardare il contenuto del barattolo di vetro poggiato sul banco, brrrividi, quindi niente.
Date dimensioni e consistenza del panino, finirlo era come ingollare un materasso di lana con le molle e tutto.
A preparare i panini era un automatrone ciccio che teneva lo sguardo fiso sul bancone di fronte a lui. Occhio vacuo, canotta macchiata, sudorazione ippica, cicca accesa perennemente innestata all'angolo destro della ciabatta, accoglieva gli avventori con l'entusiasmo di un najone a 24h dall'alba. Mai percepito una parola né un sorriso in anni di militanza.
Il Paninone era minuscolo. minuscolo e buio. Oltre la vetrina c'erano tre tavolini. In fondo a destra, un juke-box che nessuno usava mai. Avventori abituali: una prostituta molto anziana e un pensionato decrepito. A qualunque ora passassi, loro erano sempre lì, al loro posto. Lui, a lato dell'entrata, sulla destra; lei, in fondo al locale, sulla sinistra. Fermi e zitti come sculture di Ron Mueck sullo sfondo della tappezzeria color caffè.
Con cinquemilalire, al Paninone, ti facevi una lattina di birra e una coca. Normalmente, io ci passavo a tarda notte, in preda a una fame chimica da buco nero, prima di tornare in branda.
Un amico una volta mi ha detto che quando il Paninone ha chiuso, una quindicina di anni fa, gli storici avventori del locale sono arrivati lì alla spicciolata per una specie di festa d'addio a base di Cosacchi, Marinari, Mignotte birra e olio piccante.
Non ho mai appurato se è vero, ma sarebbe bello se lo fosse.

martedì 28 giugno 2011

Giochi pericolosi


Spiace iscrivere all'Albo dei morti viventi l'ottimo Vittorio Zucconi. Spiace perché è una delle migliori penne di La Repubblica. Spiace perché prendere a calci nei malleoli propri lui significa prendere a calci nei malleoli uno che nei suoi pezzi riesce sempre a far convivere il dato nudo e crudo, la notizia, con uno stile di scrittura molto easy listening, confidenziale e pieno di charme e ritmo. Mettiamola così: un po' come metter su The Nightfly di Donald Fagen dopo paginate di rumore bianco.
E però a questo giro Vittorio nostro la tessera numero cinque dell'Albo se la merita, porca puzzola. Perché non puoi concludere una tirata di settemila battute contro la decisione della Corte suprema Usa di abolire i divieti ai minori sui videogiochi violenti chiedendoti "Prossimamente avremo un Inferno 1.0, The Game?".
A Zucco', l'hanno già fatto.
E pure da mo'.
La prossima volta, certe cose lasciale ai nipotini, o al limite a Jaime D'Alessandro: nella vita non so, ma nei videogame, arrivare fuori tempo massimo fa brutto. Ma brutto veramente.

lunedì 27 giugno 2011

Ittalia 2011


A Diego Cajelli l'idea è venuta origliando durante le file alla cassa del super.
Il titolo Ittalia, per dire, non l'ha mica inventato. Gliel'ha regalato quello davanti a lui (o quello dietro, vai a ricordartelo).
"Tanto si sa come vanno le cose in Ittalia!". Ecco, appunto.
Diego e il suo complice Daniele Di Nicuolo stanno producendo un tot di queste strip per l'edizione 2011 di La sinistra Enigmistica, il supplemento estivo del manifesto. Esce fra qualche settimana, e ospiterà anche vigne di Flaviano e Ale Giorgini. Un assaggino ino ino, giusto per farci la bocca: tanto, a tempo debito ne riparliamo.

domenica 26 giugno 2011

Mi ricordo il prof. Hellingen


Me lo ricordo disegnato da Gallieno Ferri. Mi ricordo anche un robottone che sembrava quello a pile che mi girava per casa sferragliando quando andavo a latte e biscotti, solo alto come un robottone giapponese. Un po' sul genere del secondo dormiente di quella avventura di Capitan America che però, porcaccia, sto divagando.
Hellingen me lo ricordo anche nella versione più darioargentata che todbrowningata di Bignotti e Donatelli. Delle storie in sé però non ricordo una cippa. Il che in fondo è un bene, perché Mondadori ha appena ristampato una delle meglio in Hellingen ritorna! un agile pachiderma che correrò a comprare ASAP senza fallo, anzi anche un po' barzotto. Belli, ogni tanto, i vuoti di memoria.

giovedì 23 giugno 2011

Stop all'effetto mosso


Fine della storia per Gene Colan, non un penciller ma il penciller di riferimento per gli amanti del fumetto tutto velocità e testosterone. Luci, ombre, torsioni da Michelangelo post-modern ed energia ferina allo stato puro: una meravigliosa sfida alla gravità che negli ultimi tempi era diventata semplicemente gravità della sfiga. Buona non morte, Gene, e grazie: ci mancherai.

mercoledì 22 giugno 2011

Sottotrame nere



Un grazie stellare all'autore di questo contenuto extra e ad Alessandra per la lollissima segnalazione.

1992/2011



Potevano almeno cambiare l'inquadratura, eccheccazzo.

lunedì 20 giugno 2011

La storia rivisitata dal Numero 1


Fratelli padani, un abbraccio... Padaniaaa... libera... anche se... qualcuno si illude... dice ma... Bossi non può andar da solo... non è che possiamo andar da solo anche... quando vogliamo... siete saremo noi a scegliere le prossime... certo se andiamo adesso alle elezioni... se facciam cadere Berlusconi bisogna andar subito a votare... questo è un momento favorevole alla sinistra. Ci son dei cicli storici, faccio un esempio... quando nacque l'Italia la destra storica... eh, lo so, lo so, poi... poi però è errato sempre a fischiare... bisogna altro che i fischi, bisogna... eh... la destra storica durò quindici anni e i quindici anni finirono quando Bava Beccaris andò a sparare coi cannoni in piazza Duomo a Milano. Poi alla fine del secolo arrivò la sinistra storica e durò anche lei quindici anni. Poi venne Giolitti, eh... poi... le guerre in Africa portarono male. Finì Giolitti venne Mussolini, eh... ogni quindici anni c'è quasi un vento nuovo nella storia politica. Quindi... è quasi fatale che la gente a un certo punto voglia cambiare. Poi... onestamente, come ho detto prima il governo... deglie errori ne ha fatti... ehhh ne abbiam fatti più della sinistra, onestamente ne abbiam fatti e quindi... tutte queste cose hanno contribuito a spostare il voto dalla parte sbagliata, però...

(Umberto Bossi a Pontida, 19 giugno 2011, un ringraziamento particolare ad Alberto Piccinini per il velenoso assist)

domenica 19 giugno 2011

giovedì 16 giugno 2011

Mi ricordo "L'ultima odissea"


Mi ricordo che già a 12 anni il titolo mi sembrava un po' farlocco: infatti, quello originale era Damnation Alley.
Del film, ricordo soprattutto una scena con un sacco di scarafoni grossi così che tipo si mangiavano la gente. E un camioncione tipo quello di La terra dei morti viventi.

mercoledì 15 giugno 2011

Videoburrito glam slam


Saúl "El Jaguar" ci offre ¿Quién te Dio Permiso?, frullatone di arredamento estremo, bigiotteria cafona, eros e per non farci mancare niente pure un po' di thanatos. Colpo di scena a 2:29: da lì in giù son botte di recitazione che neanche all'Actor's Studio. Disfrùtenlo con gusto, cabroncitos.

martedì 14 giugno 2011

Seriale ma serio


Cita il film cinese The City of Life and Death, ma anche la misconosciuta poetessa Margaret Moore Meuttman, e poi un po' di esprit manga à la Tezuka di La storia dei tre Adolf. Ma oltre alle reference, dentro la sesta uscita di Lilith ci sono azione, coerenza, autentici groppi allo stomaco e una urgenza narrativa rara per un prodotto seriale. Vero è che lavorando su una miniserie semestrale Luca Enoch ha più spazio di manovra del medio autore Bonelli. Ma gli va dato atto di aver affrontato la sfida con questa periodicità "impossibile" con una lucidità quasi Kubrickiana, trasformando ogni appuntamento con la bambina perduta in un centro pieno. Difficile dire se sarà vera gloria, visto che Lilith è in assoluto la meno chiacchierata di tutte le produzioni di Via Buonarroti. Sarebbe bello che sì, però. Perché come dice il fumetto stesso, la bellezza dura mille anni. Chapeau. E arrivederci fra sei mesi. (Anche su Gang Bang, fra l'altro).

lunedì 13 giugno 2011

Lo spagnolo per tutti


Encomiabile iniziativa di Planeta DeAgostini. Che, in omaggio alla recente svolta stile Zapatero del Belpaese ha pensato bene di offrire ai lettori un Nel giorno più splendente tutto speciale: ventiquattro pagine in italiano, ventiquattro in spagnolo. Il tutto, al solito prezzo di tre euro e novantacinque.
Ecco, se proprio proprio, forse sarebbe stato meglio avvertire, prima. Perché io un poquito de español lo hablo, ma non è detto che l'Italia tutta padroneggi il castigliano, eh.

La metafa



Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh.

sabato 11 giugno 2011

Referendissimevolmente


Domani o lunedì, tutti a votare sì.
Al vento del cambiamento non si comanda, ma nel dubbio tante vale provarci.

giovedì 9 giugno 2011

Al volo


J-Pop, la branca giappo di BD, manda in onda Attack No. 1 di Chikako Urano.
Già visto? Sì e no. Sì, nel senso che è il manga cui si è ispirata la Tokyo Movie Shinsha per un'icona dell'immaginario Tv anni '80, ovvero Mimì e la nazionale di pallavolo. No, nel senso che in Italia il manga è una prima assoluta. Se ne parla stasera dalle 18 in poi alla FNAC di Milano con lo staff J-Pop e un bel tot di ospiti specialissimi: fra gli altri, pure Stefania Sansonna, la Mimì della Asystel Novara.
E fra il pubblico ci sarò anch'io: mai perdere l'occasione per imparare la goccia di ciclone.

mercoledì 8 giugno 2011

Kild live



Domani sera, al Masnada di Brugherio, ricco live set dei Kild.
Questo è il video del secondo singolo tratto dal loro album Smallness Towards the Secret, distribuito da Black Nutria.
Ebbravi.

martedì 7 giugno 2011

I Chènnedi!


Non i Kennedy con la K e la y, ma al massimo i Chènnedi: ecco le star della miniserie in onda da questa settimana su History Channel. Attoroni a palate, con Greg Kinnear nei panni di JFK, Katie pagnottina Holmes come Jackie O., Barry Pepper nella parte di Bob e Tom Wilkinson telefonatissimo capoclan stronzo trafficone e puttaniere. Ci si diverte molto, perché alla faccia delle premesse cospirazioniste del lancio il prodotto finito sembra il frutto di una relazione illecita fra lo scenografo del Padrino di Coppola e lo sceneggiatore di Dallas. La Storia con la esse maiuscola sta tutta nelle troppissime didascalie sullo schermo e nei dialoghi ronfi e tronfi. Il resto è puro melò. Guilty pleasure imperdibile, in onda ogni martedì su History Channel alle 21. Approfittare.

Mi ricordo la gazzosa Siete Fuentes


E la Royal Crown Cola, alternativa di seconda alla classica Coke.

lunedì 6 giugno 2011

Mutatis Mutandis


Ora, non che ai bei tempi della Milano da bere Francesco Alberoni intellettualmente parlando facesse faville. Un buon posto da prof di sociologia a Scienze Politiche l'aveva rimediato, questo sì. Ma lì, al massimo, si trattava di fare il brillantante con quattro pischelli/e che avevano ancora la boccuccia sporca di latinorum. Sul piano, come dire, teorico, invece, zut: mentre Eco Abruzzese Martinotti e altri fini dicitori scrivevano cose un sacco interessanti su un sacco di cose interessanti, lui snocciolava banalate terrificanti sull'amore. Ma proprio robe da rivalutare i bigliettini dei Baci Perugina, e di brutto. Il problema è che da allora (1979) Franceschiello non si è più fermato: prima un libro tradotto in tutto il mondo. Poi una rubrica sulla prima del Corrierone. Poi, talk show a manetta. Oggi, ormai ridotto alle photo-op con la Santanché, il nostro ha deciso di sparare le ultime cazzate (pardon: cartucce) svendendo il suo sapere a un produttore di mutande (pardon: intimo). Scelta ben pagata, e azzeccatissima: perché abbeverandosi direttamente alla fonte emerge, netto, il tipico sentore acidulo di urina dei vegliardi incontinenti.

domenica 5 giugno 2011

La collina degli stivali


Defunse James Arness, indimenticabile Zeb Mecchèi di La Conquista del West e sosia attempato di Giuseppe Ferrario.