lunedì 31 maggio 2010

Mi ricordo la Go Bug


La produceva la Politoys. Pesantissima, era disponibile in diversi modelli: dune buggy, maggiolone, Citroen 2 Cv.
A bordo, sempre lo stesso driver con zuccotto di lana, occhiali a specchio e baffoni: un tocco di ridondanza che guastava l'essenzialità psichedelica dell'insieme, e mi impediva di apprezzare fino in fondo il mio maggiolone.
A un certo punto, ho fatto una cazzata sesquipedale, e me ne sono liberato.
Errore tragico del quale sono amaramente pentito, haimé.

Chi ha orecchie per intendere, in tenda (gli altri, in roulotte)


Sembra che certe persone siano tanto comprese nelle proprie opinioni da rifiutare ogni confronto a prescindere, come canterebbero in coro Totò e Caparezza. In queste persone, l'autoreferenzialità sembra un dogma, la dialettica un'arma, e l'ironia una strada a senso unico. Difficile riuscire a innescare un dibbbattito, in condizioni del genere: perché appena la discussione si apre ad altri punti di vista, fruga fra i limiti e le contraddizioni di una tesi o prova a instillare il seme del dubbio nello sparuto crocchio degli aventi diritto, scattano ironia grossolana, vittimismo, ansie di superiorità intellettuale a prescindere. Come ringhierebbe il Michele Apicella di Sogni d'Oro.
A questo punto non restano che due alternative: un appuntamento all'alba con le pistole a tappo dietro il convento delle Carmelitane Scalze, con dei padrini a scelta (nel caso, io mi porto Cajelli e Ferrario, almeno durante il tragitto ci facciamo quattro risate).
Oppure, l'incrollabile fede che mi sostiene: quella in una discussione sul merito. Cioè al netto di curriculum vitae, simpatie/antipatie personali, pregiudizi, onorificenze acquisite e altre quisquilie e pinzillacchere, come direbbe il solo Totò. Tocca salire su un ring? Bene: ci si salga ignudi, in scarpette e guantoni, pronti magari a menare duro. Ma sempre secondo le regole del fair play e della nobile arte dello scribacchio. E senza supposte, che impastano la bocca.
È una strada difficile, faticosa, disseminata di cacche da pestare, stretta e in salita. Ma credo che sia l'unica che possa traghettare la critica fumettistica italiana tutta verso le meraviglie del 2.0.
Il resto rischia di confondersi sullo sfondo come rumore bianco. E l'irrilevanza, per chi campa di parole, è una brutta bestia.
Ah, questo blog ha appena compiuto tre anni, sei mesi e un tot di giorni, ormai. Evviva!

domenica 30 maggio 2010

giovedì 27 maggio 2010

Peste!


Quel Tizzone d'inferno di Gianluigi Bonelli se la starà ridendo, da lassù.
Però "Fumettista" fa veramente cagare, come definizione: proprio roba da Comune di Milano.

Con le cattive


Il titolo italiano era troppo generico, quindi quando mi sono accorto che Quello che non sai su... era pura guerriglia in confezione Yeah era troppo tardi.
Per fortuna, su SKY le repliche non mancano mai.
Trama: si prendono sei fighetti insopportabili con la passione per il junk food e il pret-à-porter, e li si porta nelle più rinomate baraccopoli di tutto il mondo a provare sulla propria pelle le delizie della produzione di merci in salsa global. duro lavoro, ambienti insalubri, scarafaggi, luridume, sangue, sudore e lacrime sono garantiti.
È lo stesso meccanismo sadico di un reality, ma applicato a un sistema più subdolo e pervasivo, che in qualche modo ci tocca tutti.
Fossimo un Paese civile, andrebbe in Heavy Rotation nelle scuole.
Ma non lo siamo. È per questo che va assolutamente visto.

Mi ricordo Megaloman


Megaloman sa trasformarsi in gigante con un cuore bambino.
Compresa la lampo nascosta sotto il parruccone.

Pentitevi


Nel caso qualcuno non l'avesse notato: è uscito il quarto e ultimo fascicolo di "La dottrina", l'avventura distopica coprodotta non senza polemiche da Magic Press e SaldaPress. Chi dice che l'amore non è bello se non è litigarello ci ha ragione: Bilotta e Di Giandomenico ci lasciano con un prodottino decisamente sopra la media nazionale (e diciamocelo, una buona volta, va': anche internazionale).
Ci sono voluti otto anni per arrivare a fondo corsa, ma dopotutto anche Alan Moore e David Lloyd ci hanno messo sei anni a finire V for Vendetta: è il totalitarismo che te lo chiede, come dimostra la persistenza del Banana e della sua banda bassotti. Ma sto divagando: quello che volevo dire è che è valsa la pena di aspettare lo scazzo finale fra il Nocchiero e la Smorfia. Altroché.
Ora da bravi, in ginocchio e cacciate l'obolo: fanno otto euro.
Per un fumello di questa caratura, trattasi di pinzillacchere.
Per la cronaca: se ne parla anche qui. Leggete e moltiplicatevi.

martedì 25 maggio 2010

"Buried" li seppellisce tutti


Questo film parla di uno che va in Iraq a fare il contractor, becca un colpo in testa e quando riprende i sensi si ritrova sepolto sottoterra con uno zippo, un cellulare e stop.
Non so quando esce, ma sono già davanti al cinema.
Per principio.

lunedì 24 maggio 2010

Oggi, l'uomo del domani


L'avevo detto qui: me, Topolicchio, mi è sempre stato cordialmente sullo stomaco. Troppo borghesuccio perbenuccio benpensantuccio spiuccio per i miei gusti. Bleah.
Fa eccezione, naturalmente, il topo di Floyd Gottfredson & soci. Un Mickey Mouse spigliato, alla mano, coraggioso ma fallibile, diversissimo dall'attuale e perciò must assoluto del momento in qualunque momento.
Lo dico soprattutto per chi finora non ha assaggiato neanche un numero di Gli anni d'oro di Topolino, l'ultima tentazione Disney del corrierone. Mai provato urrà? Mi permetto di insistere. In questo numero, per dirne una, arriva un gran bel pezzo di storia del fumetto: Eta Beta, l'uomo del domani. Acciuffatelo oggi, prima che si renda conto di essere capitato in un bruttissimo momento e se ne torni a casa: attende in edicola a nove e novantanove euri. Praticamente un nonnulla.

Darwin reloaded



Dana Carvey ha applicato lo stesso approccio creativo dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie a Darwin.
Ne è venuto fuori un trailer decisamente spassoso.

domenica 23 maggio 2010

Nuova etichetta!



Come Georges Perec, meglio di Georges Perec: qui ci metto tutte le cose che mi ricordo nell'ordine in cui mi vengono in mente. Cioè: come viene, viene.
Ovviamente è un gioco che puoi fare solo se hai buona memoria e qualcosa da ricordare.
Oggi mi ricordo gli Elo.
Ero indeciso se metter su Shine a Little Love o Xanadu, poi ho pensato di metterle su tutte e due.
Buone carie a tutti.

venerdì 21 maggio 2010

Trenta di questi anni, Pac-Man


Okay.
Chi è il furbone che si è pappato la torta prima che riuscissi a metterci le candeline?

giovedì 20 maggio 2010

Totòtruffa 2010


Ecco, quando penso al federalismo demaniale appena varato dal governo del fare non riesco a fare a meno di pensare a questa scena qui.
Con la differenza che, nel caso, la Fontana di Trevi se la venderebbero davvero.

Batman: la porno-parodia


Okay, questo rientra decisamente nella mia wish list.

mercoledì 19 maggio 2010

Repetita juvant


L'avevo già recensito qui un bel po' di tempo fa, ma ci torno sopra nel caso che qualcuno se lo fosse perso. Parlo del graphic novel ispirato a Prince of Persia, prodotto da First Second Publishing ed edito in Italia da Magic Press.
Un prodottino avventuroso niente male, superiore di parecchie spanne al bruttissimo film con Jake Gyllenhaal appena arrivato al cinema, e a tante puttanate con ben altre pretese di eccezionalità. Quindici euro e cinquanta, da spendere a cuor leggero.

Pozzetteide episodio sei: dreaming


Un bel sonnellino tutto in levare firmato dalla premiata ditta Pozzetto-Celentano. Il film è Lui è peggio di me (1985), by Enrico Oldoini.
Guest star: il Polo nord, l'orso bianco e Ronald Reagan.

martedì 18 maggio 2010

Una vita a Skiaffi


Nel salotto buono di Genova, Palazzo ducale, da venerdì 21 maggio c'è un ospite di riguardo: Gualtiero Schiaffino. Scomparso il giorno di Natale del 2007, il misconosciuto autore di Santincielo è un cartoonist da riscoprire. Dalla sua, un tratto essenziale, grottesco ma carezzevole, un gusto tutto particolare per il calembour e un repertorio di zampate satiriche morbide e graffianti allo stesso tempo.
È un bel gioco che dura poco, fino al 25 maggio. Per chi passa da quelle parti, peccato perderlo.

A proposito di Harry


L'amico immaginario di Guglielmo Nigro, Harry Naybors, ha puntato il suo occhio critico sui premi Micheluzzi. I capi d'accusa, in buona sostanza, si riassumono in due questioni essenziali: l'assenza di un criterio estetico comune a nomination e premi. E l'utilizzo di una sorta di (inconsapevole?) Cencelli nell'attribuzione delle prebende, politicamente distribuite fra i vari editori in modo da non scontentare i pezzi grossi.
Argomentazioni capziose, si dirà. E in effetti, in questo senso, l'uomo non si tira certo indietro. La sua analisi è articolata, pregiudizialmente e ostinatamente negativa, puntualissima nel sottolineare le mancanze dell'evento, ma curiosamente disinvolta nel ridimensionare i (rari) pregi. Difetti tipici di ogni discorso a tesi, quindi pienamente accettabili.
Il problema vero sta però nel nocciolo della vexata quaestio, cioè nell'idea di saldare nomination e premi su "una o più idee di fumetto, eventualmente coerente con le idee di fumetto che sorreggono la manifestazione".
Se ho ben capito, insomma, è meglio decidere prima qual è la propria idea di fumetto da concorso. E poi selezionare le opere da mandare in nomination in base a quest'idea.
Ecco, personalmente credo che il vero limite dell'analisi di Harry Naybors stia proprio in questo. Già l'idea di uno o più criteri univoci per definire un fumetto da concorso, di suo, è un osso duro. A complicare il quadro non c'è solo un panorama di proposte che vanno dal fumetto commerciale, al fumetto autoriale, al fumetto art-house, spesso confondendo ambiti e generi. No: ci si mette anche il gusto personale di chi partecipa alle selezioni. Un gusto che a volte incide sulle scelte dei singoli, lasciando al palo alcune produzioni per pura idiosincrasia.
Ma ammettiamo di uscirne vivi, e di riuscire a sintetizzare la pietra filosofale, la formula magica del fumetto da concorso. Chi ci dice che in questo caso autori ed editori non farebbero a gara per produrre opere perfettamente tagliate su quella filosofia? Il rischio è che capiti quello che capita con un certo modo di fare cinema, con i film "da Oscar", "da Sundance", "da Palma d'Oro" e via discorrendo, opere formalmente perfette ma costruite ad hoc per quella particolare competizione, manierate, a corto di slanci e di creatività. E se la competizione prevede un premio in denaro, peggio mi sento.
Meglio questo, o meglio continuare a puntare su un generico criterio di qualità?
Di mio, direi che la seconda ipotesi è sempre la migliore.
Dice: ma così tocca continuare a fidarsi della buona fede dei selezionatori. Che magari ne sanno a pacchi. O magari no. E magari non colgono le specificità e i valori intrinseci e immanenti e i sottotesti e le varie ed eventuali di tutti i bei giornaletti che escono in edicola e in fumetteria.
È vero, la perfezione non è di questo mondo, e qualche rischio c'è. Ma per lo meno, in caso di colossali topiche, il pregiatissimo pubblico sa chi spernacchiare. È un rischio che chi scrive sotto pseudonimo può dare l'impressione di non voler correre, caro Harry. E che per chi sta dall'altra parte costituisce la miglior garanzia di un contributo magari opinabile, ma comunque adulto, maturo e consapevole.
Dopodiché: la discussione è indubbiamente interessante, e resta aperta.

domenica 16 maggio 2010

Monicelli ninety-five


Dopo Capelli lunghi, Massimo Bonfatti replica l'accoppiata con Mario Monicelli regalando al vegliardo autore di tante fondamentali e cattivissime commedie all'italiana questo gustoso ritrattino dal vago sabor jacovittesco.
Cento di questi novantacinque, Monicello! E cento di questi novantacinque anche al Bonfa, che ancora una volta si conferma uomo di gusto e di sostanza.

I Nomadi portano sfiga


Dio è morto.
Nel senso di Ronnie James, indimenticato cantante di Rainbow, Black Sabbath nonché del proprio gruppo omonimo.

giovedì 13 maggio 2010

Giuventus!


Da qualche mese, ho cominciato a giocare all'autore Tv. Cosa che ha almeno un paio di lati piacevoli.
Uno è che ogni tanto zompi fuori uffizio per andare a seguire le riprese on location.
(Il che, per uno abituato a starsene il 99,99% del proprio tempo con le chiappe interfacciate a un Pc, non è affatto male).
Un altro sono proprio le location.
Ieri, per dire, gita sociale a Vinovo al centro di addestramento della Giu!Ven!Tus!
Raccomandati da Disney Channel, siamo stati accolti come principini dall'uff. stampa della Vecchia Signora.
A nostra disposizione per le riprese:
n. 1 strapuntino d'erba con vista campi di allenamento
n. 1 Giorgio Chiellini
n. 1 Claudio Marchisio
n. 40' complessivi di tempo per lo shooting
Io avevo il compito di improvvisare e sceneggiare cazzate a iosa lì, sul momento. Ovviamente me la sono cavata benissimo.
Alla fine, per premio, mi sono fatto pure la foto col Chiello (nella foto qui sopra, quello in maglia bianca). È l'unica gioia che mi ha dato la Giuventus quest'anno, ma vale quasi quanto il 2-1 dell'andata all'Inter. Quasi.

mercoledì 12 maggio 2010

Fine vita


La commissione Affari Sociali della Camera ha approvato il disegno di legge sul testamento biologico scritto dal Governo del fare schifo.
Presto morire senza autorizzazione non sarà più permesso.
Speriamo non vietino anche le ciambelle con crema.

martedì 11 maggio 2010

L'armonica armata


Ha pochi pregi, Cassidy. Ma di quelli che pesano: la scrittura asciutta ed essenziale di Pasquale Ruju, il tratto dinamico e meticoloso di Maurizio di Vincenzo, e un paio di zampate autoriali che sanno di vecchi fumetti polizieschi e cinema macho.
Ha pochi difetti, Cassidy. Ma di quelli che pesano: un protagonista anonimo, che si lascia rubare la scena dal cast dei comprimari. Un production design che non ha il coraggio di affondare il colpo, e lascia gli Anni 70 sullo sfondo, alla stregua di una scenografia. Un citazionismo nerd che sa già di maniera, e nella versione bonelliana morde meno che in altri contesti. E la colonna sonora, insistita, onnipresente, disperatamente muta: quanti cominceranno a canticchiare Boogie Man una volta chiuso l'albo? Vassape'.
Tutto sta a vedere se il bicchiere di bourbon è mezzo pieno o mezzo vuoto, insomma.

lunedì 10 maggio 2010

Walhallalallà


Frank Frazetta è andato a spaccare culi nel Paradiso degli eroi.
Si impone un funerale vichingo.

domenica 9 maggio 2010

Chi vuol esser superstar?


Queen + Led Zeppelin + Beatles + Boh = Bigelf.
Derivativi di bestia, ma divertenti, decisamente da tenere d'occhio.
Attualmente in tour con i Porcospini, che insomma, non son proprio cani & porci.

Dalli ai gialli


Lo dico? Lo dico: dalle prime puntate di The Pacific mi aspettavo qualcosa in più. Qualcosa in più, dico, di una versione tropicalista di Band of Brothers. Il gran varietà bellico della premiata ditta Spielberg-Hanks gira sullo stesso copione già sperimentato da Salvate il soldato Ryan in poi. Punti salienti:
- La guerra è brutta, e a finirci in mezzo si rischia di sbucciarsi le ginocchia
- i marines però sono fighi e senza di loro figurarsi come finiva
Il resto è rumore, polvere, fango, sangue, mitragliatrici, giungla bassa, giungla media, giungla fitta, zanzare, zanzate, amicizia virile, goliardia, patriottismo, disincanto, Johnie Walker Red Label, ottimi effetti digitali e stop.
Regia e cast di puro mestiere, sufficienza piena ma per la lode ci voleva ben altro.
Vediamo come procede.
In replica alle 21 di stasera su SKY Cinema +24.
(Ma su SKY Cinema c'è Revolutionary Road, che è decisamente più violento).

giovedì 6 maggio 2010

Iron Man 2 the Easy Way


Nel caso interessi: La mia recensione di Iron Man 2 per i non iniziati è up and running. Basta cliccare qui, come al solito.

LMVDP, TVUMBD


A confonto del nuovo fumetto d'autore made in Italy, le produzioni Anni 80 di Jori, Mattotti, Carpinteri e compagnia cantante sembrano roba tipo il Tromba. Fanculo i generi, il mestiere, le reminescenze letterarie o iconografiche del romanzo ottocentesco o del pulp: chi si è abbeverato alla fonte dell'underground spesso sembra averne colto solo gli aspetti più appariscenti, dall'estetica art-house, al linguaggio (volutamente) involuto, ai rovelli freudiani.
Gli editori mainstream hanno fatto il resto: nasato il filone Graphic Novel, ci si sono buttati a pesce. Pubblicando qualunque fumetto, purché ovviamente sembrasse adulto e consapevole. Meglio: purché non sembrasse un fumetto.
Problema: non tutti possono essere Eisner o Crumb. O per restare dalle nostre parti, Pazienza, Bacilieri o Palumbo. Autori che l'arte bimba l'hanno reinterpretata a modo loro, certo. Ma senza rinnegarne l'anima casereccia, iconica, popolare, che non a caso innerva tutta la loro produzione come un fiume carsico.
Il sonno della ragione ha generato mostri: mentre aspettiamo gli eredi di Pratt, Manara o Scòzzari, possiamo ingannare il tempo leggendo un sacco di fumetti-non fumetti che parlano solo dei cazzi propri di chi li realizza.
Visto che tutto quello che non strozza ingrassa, tanto vale riderci su.
Ci aiuta nell'impresa uno che il linguaggio del fumetto-non fumetto l'ha affinato per anni su XL, il supplemento un sacco trendy di La Repubblica: Ale Giorgini. Il suo La mia vita disegnata peggio è un inno al cartooning autoreferenziale che oggidì va tanto di moda, e campa su una (immeritata) arietta di superiorità intellettuale.
E non ce ne voglia Gipi, che malgré soi ha l'unica responsabilità di aver predicato bene sull'aia dove oggi altri razzolano malamente: Michele l'intenditore sa distinguere il grano dal loglio, la crema dalla fuffa, e la morte dalla vita. Ancorché disegnata come capita capita.

mercoledì 5 maggio 2010

Superhero Decadence


Donald Soffritti mi perdonerà per avergli soffiato un titolo per il mio post di oggi. Il fatto è che mi sembra la formula migliore per introdurre la nuova fatica di Jon Kracauer. Chi ha letto Aria sottile e Nelle terre estreme avrà già drizzato le antenne: Kracauer è il bel tipino che ha incatenato la propria carriera di guerrilla writer alle fortune e soprattutto alle sfortune dei pochi aspiranti superuomini che in quest'era di torpore sono pronti a scommettere la propria vita su un grande sogno. Gente che quando senti la loro storia ti chiedi perché non ci hai pensato tu, tranne che poi ringrazi di non averlo fatto, perché la vita è una troiaccia e poi si muore.
Prendiamo Pat Tillman, campione di Football americano con carrierone in canna, congruo stipendio, ampio parcheggio all'ingesso e vari benefit. Cosa ti combina il tizio? All'indomani dell'attentato al World Trade Center, con le macerie di New York ancora calde e fragranti come appena fatte, si arruola nei rangers e parte per l'Iraq a cazzo dritto. Lì se la cava talmente bene che lo Zio Sam gli regala un viaggio premio in Afghanistan. E puntualmente, in Aghanistan, Tillman ci lascia le bucce.
Tutto scontato, ma solo fino a un certo punto. Perché dopo un po' salta fuori che Pat l'eroe, Pat l'immenso, Pat che ha dato la sua vita per la gloria del Paese non è morto ammazzato dai talebani come diceva il Pentagono. Ma dai suoi stessi commilitoni.
Il succo, c'è da scommetterlo, sarà lo stesso dei precedenti libri di Kracauer: un'indagine sul sottilissimo confine fra coraggio e stupidità. Dove gli uomini diventano eroi promette le stesse inquietudini elettriche della strizza prima di un tuffo da dieci metri.
Ma a un decimo del rischio. Il che, bisogna ammetterlo, non è niente male.
460 pagine, €18,60. Edito da Il corbaccio. Già segnato nella mia wish list.

martedì 4 maggio 2010

Videoburrito sboròne


"El grupo juvenil mas impactante de Mexico", Los Primos De Durango, ci hanno un certo benessere, e giustamente ci tengono a farcelo sapere: quindi, Fuego en tu piel.

lunedì 3 maggio 2010

"Non posso sospettare di abitare di una casa pagata in parte da altri..."


Me la devono pagare tutta, la casa.
Altrimenti, dov'è la convenienza?

Sincretinismo culturale


Altro blog stupidino ma imprescindibile: quello inaugurato poche settimane addietro dall'illustratore Steve Thomas, che si è divertito ad applicare alle icone nerd del cinema e dei videogame la poetica e l'estetica dei vecchi poster propagandistici made in Usa o le affissioni vintage di Boccasile & c.
A me è cascato l'occhio su questo poster di Star Wars, ma la scelta è ben più ampia: speriamo che il giochino prenda piede, e che l'ottimo Steve si convinca a dare alle stampe le sue creazioni. Io ne farei incetta.

domenica 2 maggio 2010

Grande vittoria, grandissima vittoria


Flaviano Armentaro si è aggiudicato il Micheluzzo con "Come vuoto", una delle tante sturiellèt pubblicate su Coreingrapho.
Ebbravo Flaviano.
Ebbravo pure io che ci ho creduto fin dal principio, e un pochettino me ne bullo. Perché altro che Gipi e David B. e animali vari. Per me l'unico vero autentico erede del gruppo di fuoco di Cannibale e Friggidario è proprio lui, Flaviano.
Vai Flaviano!