martedì 14 luglio 2009

Fragile, ma non troppo


Considerazioni sparse sul primo fumetto scritto e diretto da Stefano Raffaele.
Una storia di zombie transgender a metà fra love story, horror puro, satira e fantascienza.
Segno scarno e robusto, frutto di un anno di duro lavoro e lontano mille miglia dall’etichetta di Jim Lee de noantri che il nostro si portava appiccicata addosso dai tempi dei tempi.
Esprit molto fransé e molto fighé à là Umanoidi.
Rapporto prezzo/qualità all’altezza della grande tradizione Saldapress. Fatto salvo per la divisione in due tomi, che uno bastava e avanzava.
Ce n’è abbastanza per leggere tranquilli, insomma.
L’opera prima dell’autore milanese funziona magnificamente, soprattutto sui registri del sentimento e del grottesco.
Qualche colpo a vuoto sulla lunga sequenza da “action movie” che precede la conclusione: Il sospetto è che il ripudio di ogni tentazione super-eroistica abbia pesato come un macigno sulle mani di Stefano, piuttosto discontinuo nella regia e nel montaggio della lunga sequenza survival horror che precede il finale. A parte questo, “Fragile” segna un debutto autoriale solido, convincente, insospettabilmente maturo, che si traduce in un fumetto di genere in grado di sintetizzare e capitalizzare influenze che vanno da Romeo e Giulietta a Palahniuk a Yuzna e Otomo. Una storia facile da leggere ma non da consumare. E un ottimo precedente per le future avventure editoriali in solitario dell’ex “bravo disegnatore” di “Lazarus Ledd” e “X-Factor”. Soprattutto quelle sotto il segno della vita. Oltre la morte, o prima: fa lo stesso.

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