martedì 12 maggio 2009

Can Can


Una vita senza cani è una vita molto vuota.
Me lo sono ripetuto un sacco di volte, in questi giorni, vedendo i due quattrozampe di famiglia trotterellare fuori quadro a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.
È andata proprio come con quelle coppie di vecchietti che vedi ogni tanto: morto uno, l’altro crolla. Fine della storia.

A vincere, adesso, sono gli acciacchi per la rottura di un cordone ombelicale fatto di sguardi, gesti, pacche, carezze e birignao ripetuti come un mantra per cinque, dieci, mille anni: e il primo istinto, va da sé, è quello di raccattar su il prima possibile altri compagni di strada.
Con tutti i bastardini sparpagliati nei canili, le possibilità sarebbero infinite. E se proprio non gliela fai a toglierti dalla testa il tuo amico speciale, puoi sceglierne uno che gli somigli. Magari non sarà proprio la stessa cosa, perché ogni cane fa storia a sé. Però, l’aria di famiglia quella è: scegliendo un retriever, avrai ottime probabilità di ritrovarti fra i piedi un bidone aspiratutto ottuso quanto quello nello sgabuzzino. Solo molto, molto più divertente e sensibile. Se invece scegli un terrier, ti aspetta una bestiola ostinata, prepotente, pronta a mettere in discussione tutte le tue decisioni. Un cane di grossa taglia ti lascerà prima, e probabilmente peggio di una pulce a quattro zampe, perché i cani grossi con l’età tendono ad avere guai all’apparato circolatorio o alle articolazioni. Però, mai confondere peso e altezza con semplicità di gestione: un terranova di 60 kg, dove lo metti sta.
Un beagle di 12 ti manda a puttane la casa in un quarto d’ora.
Tenerlo presente, nel caso, è fondamentale.

Noi, per ora, ci fermiamo qui.
Mentre scrivo, mi accorgo che insieme con Vito e Alice sono volati via diciassette anni di vita familiare. Il tempo, le responsabilità, gli imprevisti, le scelte, le consapevolezze maturate dentro fuori e intorno le mura di casa hanno cambiato il nostro mondo.
Vista da questa distanza, l’idea di un altro cagnolino che razzola in giro dà un vago senso di vertigini.
Perché oggi siamo tutti un po' più adulti. Un po' più duri. Un po' più razionali. Un po' più distanti. Un po' più stanchi. Un po' più nuovo cinema americano. Non come in Happiness, Magnolia o onora il padre e la madre, questo no. Ma insomma, dalle parti di Rachel sta per sposarsi più o meno ci arriviamo.

(Chissà: potrebbe essere un ottimo spunto per una storia ancora da scrivere).

Nel mio giardinetto interiore pascolano quadrupedi di ogni forma e dimensione. Fra i cani che abbiamo avuto in casa da quand’ero ragazzino, i trovatelli che abbiamo piazzato fra amici e conoscenti e i mezzosangue che ho visto pisolare scorrazzare ringhiare trotterellare in giro nel corso del tempo, i pensieri confortanti non mancano.

In compenso, niente cacche rigorosamente metaforiche da pestare.
Un vantaggio non da poco, bisogna ammetterlo.

Nota a margine a uso dei cinofili: La bellissima foto qui sopra è di Elliott Erwitt, uno che di cani ne capisce. Ed è tratta dal libro “Vita da cani” (Phaidon, 12,95 euro), in vendita in tutte le librerie.

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